Partenza da Venezia con il sacro terrore della barriera di Mestre. O Dio dei cieli, ci saranno ore di fila, non c’è tempo per il caffè (prima impuntata dell’Architetto, gli amici tremano), non c’è tempo per pensare, presto che è tardi! In realtà Mestre riserva ai viaggiatori un onesto rallentamento e quindi un largo anticipo sul decollo. Poco male, il Marco Polo è un aeroporto gradevole e la birra costa un paio di euro. Parte della combriccola decide di approfittare dell’occasione (e qui, gentile lettore, stupisco perché quei giovani non sono soliti bere, ne sono certo).
Sarà vero che partire è un po’ morire? Non saprei, di certo qualcuno crede ciecamente a questo detto popolare, tanto da essere terrorizzato alla sola idea di prendere l’aeroplano. I due più bassi della compagnia si imbottiscono di droghe per sopportare meglio il viaggio e qualcuno, fra loro, pagherà a caro prezzo questa scelta, non tanto più avanti, giusto qualche riga più giù.
Sbarcati a Barcellona i sei fanno la conoscenza degli ottimi servizi di trasporto catalani. 45 minuti passano prima che quel cazzo di treno parta dalla stazione! Alla faccia delle ferrovie dello stato nostre, tanto (giustamente) vituperate (vituperate sta per mandate a fare in culo).
Ma facciamola breve e veniamo al fulcro di tutta la vacanza: l’incontro con gli amici di Barca, emigrati da Bologna fino alla capital di catalogna in cerca di fortuna e, più che altro, di figa (si può dire figa?). I due soggetti – che per comodità chiamerò d’ora in poi “disadattati” o, in alternativa, “mostri” – accolgono a braccia aperte i pellegrini stanchi e subito aprono una bottiglia di Montenegro che, concorderete con me, non può essere che l’aperitivo migliore per gente che è in viaggio da una decina di ore e non ha mangiato nulla.
Per capire l’importanza di questo incontro devi conoscere un po’ di Storia della Balotta (esame obbligatorio). Uno dei due disadattati infatti, rappresenta una specie di leggenda per i felsinei viaggiatori (non chiedermi perché, studio i fatti io, non le spugnette). Non sprecherò troppe parole per descrivere questo personaggio perché il racconto di questi giorni spagnoli parlerà per lui. Ti basti sapere che viene chiamatoProcione (ed è così che lo chiamerò a mia volta) e che per quattro giorni ha sempre indossato un paio di infradito.
Ma torniamo a noi, amato lettore. Il mio orologio segna ormai l’una di notte. Via, non c’è tempo da perdere, subito in strada a gustare un ottimo kebab.
E qui è necessario un inciso. Perché partire per Barcellona, incontrarsi con gente che vive a Barcellona da un paio di anni e mangiare kebab in uno di quei kebabari con quel cazzo di omino con i baffi e cappello da cuoco in vetrina che si trovano a dozzine anche a bologna, un po’ fa ridere, oppure piangere. Fine parentesi, si prosegua ordinati e cantando.
Terminato il lauto pasto in 7 secondi e 23 decimi (non fosse stato per l’Architetto che è lento ci sarebbe stato il nuovo record olimpico di squadra, sarà per la prossima) appoggiati ad un bidone della spazzatura, i mangiamortadella si spostano al Manchester, gradevole localino dove lavora una delle due bestie (lo so, lettore, non ti avevo avvertito di questa definizione ma sono fatto così, stronzo dentro, e mi piace coglierti di sorpresa) trapiantate a Barcellona. Ed è qui che casca il primo asino. Imbottito di droghe per la trasvolata, il Presidente molla il colpo. Tutto succede in pochi minuti: prima il silenzio, poi la “boccata d’aria”, infine la resa con richiesta al Procido di andare a casa. E così, di sei che eran partiti, solo cinque rimasero a rovinarsi fegato e polmoni.
Qui parte una fase di birretta blablabla, birretta blablabla, discoteca unzunz, birretta unzunz, birretta unzunz. Vabbé, hai capito, fondamentalmente si parla di birrette. Fino a quando i ruoli si invertono e le birre cominciano a parlare. Il tutto si chiude con un rumoroso ritorno a casa e con l’avvocato A. che dorme beato in balcone (ci sono le foto, mi auguro di poterle postare presto).I viandanti si sistemano per la notte, un po’ dove trovano. Per terra (ma non in balcone) o ammassati su letti di dubbia igiene in camere che presentano l’allegra particolarità di non avere finestre.
E così si chiude il primo giorno. Ancora molto avrei da raccontare. Non ho descritto la casa e non ho presentato molti dei personaggi fiabeschi che popolano questa storia. C’è tempo, ci sono altri giorni da narrare.
Buonanotte.
m.
Sarà vero che partire è un po’ morire? Non saprei, di certo qualcuno crede ciecamente a questo detto popolare, tanto da essere terrorizzato alla sola idea di prendere l’aeroplano. I due più bassi della compagnia si imbottiscono di droghe per sopportare meglio il viaggio e qualcuno, fra loro, pagherà a caro prezzo questa scelta, non tanto più avanti, giusto qualche riga più giù.
Sbarcati a Barcellona i sei fanno la conoscenza degli ottimi servizi di trasporto catalani. 45 minuti passano prima che quel cazzo di treno parta dalla stazione! Alla faccia delle ferrovie dello stato nostre, tanto (giustamente) vituperate (vituperate sta per mandate a fare in culo).
Ma facciamola breve e veniamo al fulcro di tutta la vacanza: l’incontro con gli amici di Barca, emigrati da Bologna fino alla capital di catalogna in cerca di fortuna e, più che altro, di figa (si può dire figa?). I due soggetti – che per comodità chiamerò d’ora in poi “disadattati” o, in alternativa, “mostri” – accolgono a braccia aperte i pellegrini stanchi e subito aprono una bottiglia di Montenegro che, concorderete con me, non può essere che l’aperitivo migliore per gente che è in viaggio da una decina di ore e non ha mangiato nulla.
Per capire l’importanza di questo incontro devi conoscere un po’ di Storia della Balotta (esame obbligatorio). Uno dei due disadattati infatti, rappresenta una specie di leggenda per i felsinei viaggiatori (non chiedermi perché, studio i fatti io, non le spugnette). Non sprecherò troppe parole per descrivere questo personaggio perché il racconto di questi giorni spagnoli parlerà per lui. Ti basti sapere che viene chiamato
Ma torniamo a noi, amato lettore. Il mio orologio segna ormai l’una di notte. Via, non c’è tempo da perdere, subito in strada a gustare un ottimo kebab.
E qui è necessario un inciso. Perché partire per Barcellona, incontrarsi con gente che vive a Barcellona da un paio di anni e mangiare kebab in uno di quei kebabari con quel cazzo di omino con i baffi e cappello da cuoco in vetrina che si trovano a dozzine anche a bologna, un po’ fa ridere, oppure piangere. Fine parentesi, si prosegua ordinati e cantando.
Terminato il lauto pasto in 7 secondi e 23 decimi (non fosse stato per l’Architetto che è lento ci sarebbe stato il nuovo record olimpico di squadra, sarà per la prossima) appoggiati ad un bidone della spazzatura, i mangiamortadella si spostano al Manchester, gradevole localino dove lavora una delle due bestie (lo so, lettore, non ti avevo avvertito di questa definizione ma sono fatto così, stronzo dentro, e mi piace coglierti di sorpresa) trapiantate a Barcellona. Ed è qui che casca il primo asino. Imbottito di droghe per la trasvolata, il Presidente molla il colpo. Tutto succede in pochi minuti: prima il silenzio, poi la “boccata d’aria”, infine la resa con richiesta al Procido di andare a casa. E così, di sei che eran partiti, solo cinque rimasero a rovinarsi fegato e polmoni.
Qui parte una fase di birretta blablabla, birretta blablabla, discoteca unzunz, birretta unzunz, birretta unzunz. Vabbé, hai capito, fondamentalmente si parla di birrette. Fino a quando i ruoli si invertono e le birre cominciano a parlare. Il tutto si chiude con un rumoroso ritorno a casa e con l’avvocato A. che dorme beato in balcone (ci sono le foto, mi auguro di poterle postare presto).I viandanti si sistemano per la notte, un po’ dove trovano. Per terra (ma non in balcone) o ammassati su letti di dubbia igiene in camere che presentano l’allegra particolarità di non avere finestre.
E così si chiude il primo giorno. Ancora molto avrei da raccontare. Non ho descritto la casa e non ho presentato molti dei personaggi fiabeschi che popolano questa storia. C’è tempo, ci sono altri giorni da narrare.
Buonanotte.
m.
lllllllaaaaaaaaa ccccccaaaaagggggggaaaaa ffffffooooommmmmmeeeee
RispondiEliminaNon sarebbe male fare un piccolo excursus sulle abitudini iberiche delle due bestie, prima del vostro arrivo.
RispondiEliminaComunque seguirò questa narrazione salivando come un cane di Pavlov.
sg
Non sono poi così basso, ma imbottito di droghe lo ero! Procediamo così che va molto bene. uuuuuyyyyyeeeeaaaahhhhhhh
RispondiEliminaEmos venido a emborraciar nos...el risultado non esta egual...alcool!! alcool!!
RispondiEliminaE bravo Woland
fantastico io continuerò a leggerti anche sul blog. Ti prego voglio sapere anche degli altri giorni
RispondiEliminabaci
l'anonimo è giulia. non ho tempo adesso per iscrivermi al blog
RispondiEliminaNOOOO La Giulia? Sono emozionato! Ehi Woland stasera dopo palazzo ti allungo la pen drive con tutte le foto. W il figotto.
RispondiEliminavoglio le foto!!!!!
RispondiEliminaVogliamo le foto delle donne!!!
RispondiEliminaniente donne, rassegnatevi
RispondiEliminaWow... che fissa!!
RispondiEliminadomani sera sgancio la seconda parte
RispondiEliminaAttendo con ansia.
RispondiEliminaAnch'io attendo il racconto del secondo giorno..ma voglio sapere più particolari!!!
RispondiEliminaSara
p.s.:per il momento sarò anch'io un anonimo..poi troverò un nome,dato che Sara è già stato usato!
Adesso lascio un commento, la prossima volta leggo anche quello che hai scritto, perchè oggi non ho davvero lo sbattimento. Evidentemente ho appena lasciato un commento
RispondiEliminachi sei?
RispondiEliminaEs un pecador.... estava urinando!!!!
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