martedì, agosto 29, 2006

Il ritorno dei puffi

Luglio 1995, Srebrenica, Bosnia Erzegovina. Le truppe di Ratko Mladic si avvicinano alla città bosniaca. Circa 8.000 cittadini bosniaci (mussulmani) chiedono la protezione delle truppe ONU (olandesi) che si trovano in città, 450 fanti e 27 carristi del terzo battaglione aeromobile, comandati dal tenente colonnello Tom Karremans. Gli 8mila civili di Srebrenica ricordano bene la visita del generale ONU Philipe Morillon che solo un mese prima aveva dichiarato la cittadina “zona sicura”, protetta e controllata dai caschi blu e dalla forza internazionale. Fiduciosi, si presentano con i pochi averi e si accampano intorno alla base dei militari olandesi. Il generale aveva dato la propria parola ai bosniaci impauriti. In caso di emergenza – li aveva rassicurati – chiederemo l’intervento dell’aviazione Nato.

In pochi giorni tutto cambia. L’aviazione spiega che non interverrà, le truppe di Karremans si ritirano lasciando Srebrenica in mano a Mladic, che nel frattempo aveva circondato la città.

7.800 è il numero ufficiale delle vittime, la gran parte di queste donne e bambini. In proposito, Bernardo Valli (una dritta: Valli, Romano e Caracciolo sono i nomi da seguire per capirci qualcosa) chiude così un suo articolo, qualche giorno fa: “La cifra delle vittime è incerta. Il disonore di chi ha permesso la strage è sicuro”.

Ora pare tocchi a noi. Sarà l’Italia a guidare l’ennesimo tentativo di peacekeeping operato tramite i caschi blu. E in un gran bel ginepraio, mi sento di dire.
Fortunatamente siamo riusciti ad evitare la responsabilità unica in questo tentativo di pacificazione in un territorio che beve sangue ormai da una cinquantina d’anni (oddio, in realtà ci si ammazza da quelle parti da qualche millennio). Quello stronzo di Chirac pare abbia calato le braghe e abbia deciso di spedire qualche soldato pure lui. Bontà sua.

Certo sarebbe stato più carino da parte di Prodi (e dei generali coi buffi cappelli) far presente a noi tutti che questa è un’operazione cazzuta un bel po’. Che voglio dire?
Riassumiamo. Noi spediamo una manciata di soldati con armamento leggero (perché secondo la carta ONU i puffi non possono girare con degli F16), che non hanno il diritto di sparare un colpo se non per difesa e che possono rimanere su quel territorio fino a quando i due stati sovrani di quelle terre lo consentono. Detta come va detta, se quelli si mettono a sparare sul serio, aspettiamoci un sacco di bare coperte di tricolori, aspettiamoci tante lacrime di politici e tante frasi del cazzo. Perché ne moriranno, e noi non ci siamo abituati a vedere dei nostri soldati morire.

Ah, con questo non voglio dire che la cosa non abbia senso. I caschi blu sono come i poliziotti inglesi di una volta, quelli col fischietto e il manganello. Hanno la forza di un puffo ma hanno una divisa un nome. E a volte sono l’unica speranza. Anche perché non sempre la forza si misura 'a chi ha il cannone più lungo'. Quella bandiera, quei soldati di nazionalità diverse, possono ancora incutere il giusto rispetto in entrambi i contendenti. E infine, piuttosto che far intervenire la scimmia ammaestrata che governa il Paese Più Democratico Del Mondo...

Ma ricordiamoci Srebrenica.
Srebrenica 1
Srebrenica 2
Srebrenica, 10 anni dopo

giovedì, agosto 24, 2006

Riapertura

Ripartire è un po' come morire.
Per cui lo facciamo piano, senza impegno, perché farvi riabituare ai ritmi normali.
Questo è il mio bentornati a voi tutti e badate bene che la citazione è di un certo livello.

“Sì…vaffanculo anche tu - Affanculo io? Vacci tu! Tu e tutta questa merda di città e di chi ci abita. In culo ai mendicanti che mi chiedono soldi e che mi ridono alle spalle. In culo ai lavavetri che mi sporcano il vetro pulito della macchina. In culo ai Sikh e ai Pakistani, che vanno per le strade a palla con i loro taxi decrepiti…puzzano di curry da tutti i pori; mi mandano in paranoia le narici… aspiranti terroristi, e rallentate, cazzo! In culo ai ragazzi di Chelsea, con il torace depilato e i bicipiti pompati, che se lo succhiano a vicenda nei miei parchi e te lo sbattono in faccia sul Gay Channel. In culo ai bottegari Coreani, con le loro piramidi di frutta troppo cara, con i loro fiori avvolti nella plastica: sono qui da 10 anni e non sanno ancora mettere due parole insieme. In culo ai Russi di Brighton Beach, mafiosi e violenti, seduti nei bar a sorseggiare il loro tè con una zolletta di zucchero tra i denti; rubano, imbrogliano e cospirano…tornatevene da dove cazzo siete venuti! In culo agli Ebrei Ortodossi, che vanno su e giù per la 47a nei loro soprabiti imbiancati di forfora a vendere diamanti del Sudafrica dell’appartheid. In culo agli agenti di borsa di Wall Street, che pensano di essere i padroni dell’universo; quei figli di puttana si sentono come Michael Douglas/Gordon Gekko e pensano a nuovi modi per derubare la povera gente che lavora. Sbattete dentro quegli stronzi della Enron a marcire per tutta la vita… e Bush e Chaney non sapevano niente di quel casino?! Ma fatemi il cazzo di piacere! In culo alla Tyco, alla ImClone, all’Adelphia, alla WorldCom... In culo ai Portoricani: venti in una macchina, e fanno crescere le spese dell’assistenza sociale… e non fatemi parlare dei pipponi dei Dominicani: al loro confronto i Portoricani sono proprio dei fenomeni. In culo agli italiani di Benson Hurst con i loro capelli impomatati, le loro tute di nylon, le loro medagliette di Sant'Antonio, che agitano la loro mazza da baseball firmata Jason Giambi, sperando in un’audizione per I Soprano. In culo alle signore dell’Upper East Side, con i loro foulard di Hermesse e i loro carciofi di Calducci da 50 dollari: con le loro facce pompate di silicone e truccate, laccate e liftate…Non riuscite a ingannare nessuno, vecchie befane! In culo ai negri di Harlem. Non passano mai la palla, non vogliono giocare in difesa, fanno cinque passi per arrivare sotto canestro, poi si girano e danno la colpa al razzismo dei bianchi. La schiavitù è finita centotrentasette anni fa. E muovete…le chiappe, è ora! In culo ai poliziotti corrotti che impalano i poveri cristi e li crivellano con quarantuno proiettili, nascosti dietro il loro muro di omertà. Avete tradito la nostra fiducia! In culo ai preti che mettono le mani nei pantaloni di bambini innocenti. In culo alla Chiesa che li protegge, non liberandoci dal male. E dato che ci siamo, ci metto anche Gesù Cristo. Se l'è cavata con poco. Un giorno sulla croce, un weekend all'inferno, e poi gli alleluja degli angeli per il resto dell’eternità. Provi a passare sette anni nel carcere di Otisville. In culo a Osama Bin Laden, a Al Qaeda e a quei cavernicoli retrogradi dei fondamentalisti di tutto il mondo. In nome delle migliaia di innocenti assassinati, vi auguro di passare il resto dell'eternità con le vostre settantadue puttane ad arrostire a fuoco lento all'inferno. Stronzi cammellieri con l'asciugamano in testa, baciate le mie nobili palle irlandesi!... In culo a Jackob Elinsky, lamentoso e scontento. In culo a Francio Slaughtery, il mio migliore amico, che mi giudica con gli occhi incollati sulle chiappe della mia ragazza. In culo a Naturelle Riviera: le ho dato la mia fiducia e mi ha pugnalato alla schiena, mi ha venduto alla polizia…maledetta puttana! In culo a mio padre, con il suo insanabile dolore: beve acqua minerale dietro il banco del suo bar, vendendo whisky ai pompieri inneggiando ai Bronx Bombers. In culo a questa città e a chi ci abita. Dalle casette a schiera di Astoria agli attici di Park Avenue, dalle case popolari del Bronx ai loft di Soho, dai palazzoni di Alphabet City alle case di pietra di Park Slope e a quelle a due piani di Staten Island. Che un terremoto la faccia crollare. Che gli incendi la distruggano. Che bruci fino a diventare cenere, e che le acque si sollevino e sommergano questa fogna infestata dai topi.

No, no, in culo a te, Montgomery Brogan. Avevi tutto e l'hai buttato via, BRUTTO TESTA DI CAZZO!”