Luglio 1995, Srebrenica, Bosnia Erzegovina. Le truppe di Ratko Mladic si avvicinano alla città bosniaca. Circa 8.000 cittadini bosniaci (mussulmani) chiedono la protezione delle truppe ONU (olandesi) che si trovano in città, 450 fanti e 27 carristi del terzo battaglione aeromobile, comandati dal tenente colonnello Tom Karremans. Gli 8mila civili di Srebrenica ricordano bene la visita del generale ONU Philipe Morillon che solo un mese prima aveva dichiarato la cittadina “zona sicura”, protetta e controllata dai caschi blu e dalla forza internazionale. Fiduciosi, si presentano con i pochi averi e si accampano intorno alla base dei militari olandesi. Il generale aveva dato la propria parola ai bosniaci impauriti. In caso di emergenza – li aveva rassicurati – chiederemo l’intervento dell’aviazione Nato.
In pochi giorni tutto cambia. L’aviazione spiega che non interverrà, le truppe di Karremans si ritirano lasciando Srebrenica in mano a Mladic, che nel frattempo aveva circondato la città.
7.800 è il numero ufficiale delle vittime, la gran parte di queste donne e bambini. In proposito, Bernardo Valli (una dritta: Valli, Romano e Caracciolo sono i nomi da seguire per capirci qualcosa) chiude così un suo articolo, qualche giorno fa: “La cifra delle vittime è incerta. Il disonore di chi ha permesso la strage è sicuro”.
Ora pare tocchi a noi. Sarà l’Italia a guidare l’ennesimo tentativo di peacekeeping operato tramite i caschi blu. E in un gran bel ginepraio, mi sento di dire.
Fortunatamente siamo riusciti ad evitare la responsabilità unica in questo tentativo di pacificazione in un territorio che beve sangue ormai da una cinquantina d’anni (oddio, in realtà ci si ammazza da quelle parti da qualche millennio). Quello stronzo di Chirac pare abbia calato le braghe e abbia deciso di spedire qualche soldato pure lui. Bontà sua.
Certo sarebbe stato più carino da parte di Prodi (e dei generali coi buffi cappelli) far presente a noi tutti che questa è un’operazione cazzuta un bel po’. Che voglio dire?
Riassumiamo. Noi spediamo una manciata di soldati con armamento leggero (perché secondo la carta ONU i puffi non possono girare con degli F16), che non hanno il diritto di sparare un colpo se non per difesa e che possono rimanere su quel territorio fino a quando i due stati sovrani di quelle terre lo consentono. Detta come va detta, se quelli si mettono a sparare sul serio, aspettiamoci un sacco di bare coperte di tricolori, aspettiamoci tante lacrime di politici e tante frasi del cazzo. Perché ne moriranno, e noi non ci siamo abituati a vedere dei nostri soldati morire.
Ah, con questo non voglio dire che la cosa non abbia senso. I caschi blu sono come i poliziotti inglesi di una volta, quelli col fischietto e il manganello. Hanno la forza di un puffo ma hanno una divisa un nome. E a volte sono l’unica speranza. Anche perché non sempre la forza si misura 'a chi ha il cannone più lungo'. Quella bandiera, quei soldati di nazionalità diverse, possono ancora incutere il giusto rispetto in entrambi i contendenti. E infine, piuttosto che far intervenire la scimmia ammaestrata che governa il Paese Più Democratico Del Mondo...
Srebrenica 1
Srebrenica 2
Srebrenica, 10 anni dopo
vedi quando fai propaganda non riscuoti successo...non dovevi mettere il test sui filmoni?
RispondiEliminatoni sei un pirla.
RispondiEliminacomunque non riscuoto mai successi.
non buttarti giù. Dovresti buttarti sul gossip e su altri argomenti futili. Lo sai come sono i giovani di oggi!
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