mercoledì, marzo 21, 2007

CommunistiBarraFassisti

Questa roba non è mia, però mi è piaciuta, per cui la posto. A questo si aggiunge il fatto che ho molto meno tempo per scrivere io. Iahahahahah.

Una volta un tizio di cui non ricordo il nome mi ha detto che la nostra ('81) è l'ultima generazione che si renderà conto della contrapposizione comunismo/fascismo e che ragionerà in termini destra/sinistra con cognizione di causa. Chiunque sia, gli credo sempre di più. Sessant'anni di antifascismo militante hanno prodotto ciò che non era (almeno del tutto) riuscito a 20 di fascismo: l'annullamento totale della coscienza politica di un paese.
Da 60 anni si vuole far credere che a un certo punto (---> la fine della II guerra mondiale e la Resistenza) della storia italiota tutto quello che c'era prima ha cessato di esistere, anzi, è come se non fosse mai esistito. Quello che prima è stato il mito catartico della Resistenza, che forse poteva anche servire a risollevare un paese in ginocchio (mah...), è ora diventato una linea di demarcazione dietro la quale c'è il vuoto. Il ventennio? Altro paese, altri italiani, una sorta di universo parallelo.
Con questa scusa, il paese non ha mai fatto i conti col passato, sia come singoli che come collettività. Quelli che da fascisti sono diventati comunisti... non sono mai stati fascisti. Quasi tutta la creme della società civile ha un passato fascista. Ci fa caso nessuno? No. E' considerata una cosa rilevante? No. Sia chiaro, del biasimo per la singola persona non me ne frega niente; è solo che da un punto di vista politico il fatto che tutti i più stimati maître a penser del pensiero progressista abbiano, forse non casualmente, un comune passato fascista è una cosa di cui andrebbe preso atto, e su cui si dovrebbe riflettere. La storia dei Fo, dei Bocca, degli Scalfari comincia dal '45 in poi, come del resto, a ruota, quella di tutto il paese.
Il nostro passato, a 60 anni di distanza, rimane sempre un tabù: che se ne parli di continuo non vuol dire nulla, basta vedere come se ne parla. E' bello bullarsi del fascismo mettendone in ridicolo gli aspetti macchiettistici (che pure c'erano, eccome), ma non è esattamente questa l'unica cosa che ci si attenderebbe da una severa e costruttiva autocritica che serva come punto di partenza per trovare la tanto strombazzata quanto sfuggente "memoria condivisa". Quest'ultima peraltro è destinata a rimanere una chimera probabilmente per sempre, visto che come maturità politica siamo fermi al dopoguerra o quasi. Nessuno, allora come oggi, vuol vedere macchie sulla propria coscienza o ammettere scomode colpe comuni; in compenso tutti, in ossequio all'innato campanilismo che più di ogni altra cosa caratterizza la razza italica, sono prontissimi a vomitare le peggiori infamie sull'avversario di turno. Una volta, se non altro, lo si faceva in nome (e con le regole) dell'ideologia. Adesso, lo si fa solo per uno squallido gioco delle parti e per tutti i miserabili interessi contingenti che ci possono star dietro.
Il processo di "riverniciatura" del paese è iniziato subito dopo la guerra, ed è stato successivamente sublimato dai 40 anni di democrazia cristiana. Quest'ultima è riuscita a sfumare i contorni fino a farli scomparire, partorendo un grigiore assoluto, in cui nessuno sa più bene chi è e cosa rappresenta. Ed ecco i catto-comunisti, i preti con la chitarra, i veltroni che si professano anticomunisti, i fini che visitano le sinagoghe, i berlusconi che fondano non ben identificate entità le quali poi inspiegabilmente nel giro di tre mesi vincono le elezioni.
L'abbiamo voluta la morte delle ideologie? Eccoci serviti.
Come possono le ultime generazioni orientarsi in questo magma? Non possono, non (solo) perchè sono una massa di automi intontiti, ma perchè si è fatto di tutto per non fornire le opportune chiavi di lettura. Queste, nei paesi normali, si trovano nella storia, quella storia che però noi abbiamo furbescamente evitato di scrivere. Negli anni '60, certi ricordi erano ancora freschi, se non altro, nella memoria collettiva: la gente sapeva chi era e in cosa credeva, quali erano gli interessi da difendere, nel bene e nel male. Negli anni '70, idem. Negli anni '80 era rimasto ancora qualcosa, ma il processo di liquefazione della politica era già irreversibile. Per chi è nato dopo il crollo del muro, invece, esistono solo i ceghevari o gli spot di berlusconi, gli special forcaioli di rai3 o la gossip-politica alla studio aperto, tutto da ingurgitare in un sol boccone senza masticare: nessuno ha i mezzi per dare uno spessore di problematicità a ciò che sente o gli stimoli per filtrarlo attraverso il senso critico. Possono solo scegliere una cosa da cui farsi assimilare, nella totale passività, senza sapere bene cos'è. Non votano per quelli che preferisono il proporzionale al maggioritario, ma per quelli che appaiono più buoni e impegnati nel sosciale degli altri, oppure, a seconda, per quelli che sembrano offrire condizioni economiche migliori per il mantenimento della BMW.
Prepariamoci quindi a essere governati da partiti o aziendali o "democratici" per i prossimi 100 anni. Si può star certi che nessuno noterà più una qualche incongruenza nel vedere insieme cristianesimo e illuminismo. In un certo senso, sono gli effetti collaterali di quel relativismo che a quanto pare spaventa solo Ratzinger, ma dovrebbe inquietare molti altri, perchè ora come ora ha prodotto solo uno sconcertante vuoto. Ma la colpa è anche nostra, come paese, perchè per 60 anni, classe politica in testa, abbiamo preferito nascondere il muso nella sabbia piuttosto che fissarlo una buona volta nello specchio. E nascondi oggi, nascondi domani, oggi ci troviamo davanti un perfetto sconosciuto.

[una marea di incomprensibili cazzate, ma almeno ho passato un'ora]

6 commenti:

  1. adesso che il mio computer è tornato dopo non breve soggiorno dal dottore,sono lieta di annunciare che domani, la vostra affezionatissima, viene a Bolo...e badate bene....vengo in macchina!!!!!!!quindi evento su evento...evento al quadrato...ci sarà qualcuno a festeggiare???

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  2. Domanda retorica la tua, sai benissimo non potrei perdere il lieto evento. Anche perché voglio chiederti due dritte su Berlino.

    Sì, befana, perché?

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  3. ueh, biondi, ho trovato questo:

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    Da Berlino (TXL) a Venezia (VCE)
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  4. i prezzi sembrano buoni,forse gli orari un pò meno. bisogna anche vedere gli orari e i costi di treno e navetta

    ciao leti,che si fa,si va a bere?

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  5. occhio che adesso vi vedo!

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