Si chiama Le recensioni di Titti e, come da titolo, passa in rivista i locali di bologna e dintorni commentandone pregi e difetti.
Fin qui niente di male. Anzi, lo si trova facilmente gugolando (bella merda di neologismo, lo so) il nome di diversi locali, segnale chiaro di un buon successo del blog stesso.
Il problema - si fa per dire - è che le recensioni dello stesso blog sono terribili, mal scritte e prendono in considerazione solo gli aspetti meno interessanti per definire un bar, pub, enoteca. Che sarebbero affari suoi della blogger (casa sua, faccia quel che vuole), non fosse che il blog si autodefinisce "al servizio della verità" e che "ha il coraggio di non essere buonista".
E già una buona dose di latte ai maroni sale.
Ho cercato allora, disperatamente, una traccia di autoironia. Niente, da nessuna parte, in nessun post o risposta ai commenti si trova il minimo segnale di alleggerimento. L'intero blog altro non è che un blocco monolitico di certezze, ogni frase è una pietra inamovibile garantita dal titolo di giornalista del quale la blogger si fregia (e si rifregia, e si rifregia, e si rifregia...).
Per darvi un'idea del livello di penna:
"Care ragazze, il pulpito, non è pulpito. Intanto sono una giornalista che anche per lavoro si occupo, tra le altre cose, anche di locali di ristorazione. Secondo, dato che PAGO, ho pienamente il diritto di lamentarmi se le cose non vanno. La libertà di opinione e pensiero è espressa dalla nostra Costituzione. Come c'è una black list, c'è anche una top list." (Le recensioni di Titti, 22 marzo 2009, http://www.lerecensionidititti.com/2009/10/pane-vino-e-san-daniele-laltro-bologna.html)
Questa è la risposta a un commento critico. La seconda frase è quella che mi ha spinto a scrivere sto post, perché l'autoironia involontaria va comunque premiata. E se non è ironico vantarsi di essere giornalista con una frase che mette insieme 3/4 errori in un botto, ditemi voi cos'è ironico.
Ma mica finisce qui:
"Nel mare di buonismo che c'è in giro serve qualcuno che faccia una critica vera. Io scrivo esclusivamente di luoghi che ho frequentato (non mi permetterei mai di scrivere su luoghi non 'passati'). Per non assuefarci al decandentismo, alla mancanza di qualità in cui sta sprofondando Bologna. Dire:"Attenzione, lì è così", significa lanciare un messaggio di pressione per dire al cliente, ottieni più spessore, più qualità, meno improvvisazione. Per non cadere in una piattezza imperante, per premiare chi svolge qualcosa di meglio rispetto a chi apre un locale così senza un buon servizio.
Non dovrei svelarlo...tra le mie collaborazioni attuali scrivo per un giornale (puoi sapere a quale mi riferisco leggendo a sinistra in home page) che è essenzialmente un publiredazionale.
Questo blog è per far vedere l'altro lato della medaglia, per quello sono in incognito." (Le recensioni di Titti, 24 gennaio 2008, http://www.lerecensionidititti.com/2008/01/man-dinner-caf.html)
Anche questa è una risposta al commento di un gestore stroncato. Tralasciamo i timori per l'avvento di un movimento letterario dannunziano come il decadentismo, vogliamo parlare del messaggio di pressione? O del locale un po' così, con quella faccia un po' così?
Poi ci sarebbero anche le recensioni.
Che cominciano tutte dal punto più importante: il parcheggio. Tutte le recensioni cominciano, e in alcuni casi finiscono, con il commento sul parcheggio. Per carità, un elemento importante ma che necessiterebbe di contestualizzazione. Un locale del centro non potrà mai avere il classico "ampio parcheggio", altrimenti sarebbe l'ikea (che guarda caso non sorge mai vicino alla basilica, in nessuna città). Il blog arriva a suggerire la costruzione di un parcheggio multipiani in piazza verdi "così la riqualifichiamo" (Le recensioni di Titti, 22 marzo 2009, http://www.lerecensionidititti.com/2009/03/neaera-bologna.html). Che una distesa di auto possa riqualificare qualcosa è idea almeno opinabile.
Passato l'esame parcheggio si parla di buffet. Mangiare come porci a sbafo è un'altra componente importante. Se il buffet non viene ripetuto a ritmo, sono cazzi acidi.
A poca distanza arriva l'abbigliamento degli altri avventori. Se siete abituati a uscire in felpa e jeans, state in occhio, finite presto nella lavagna delle brutte facce che abbassano il punteggio del locale. Se poi è vostra abitudine fumare fuori dal locale, il giudizio tende peggiorare ma senza essere offensivo, per carità:
"Poi ci sono gli idioti - è decisamente una categoria - che stanno fuori al freddo a parlare per ore vicino alla porta d'ingresso. Sono la gioia dei bar, ai quali hanno venduto la bevanda senza il locale." (Le recensioni di Titti, 12 ottobre 2010, http://www.lerecensionidititti.com/2010/10/kartabianca-bologna.html)
Il numero dei clienti è un elemento delicatissimo. Se c'è poca gente il locale nasconde di sicuro qualcosa. Se è murato di gente è il classico locale modaiolo checazzocifannoquituttisticoglionisoloperfarsivedere.
In ultima, ultimissima istanza, anche una brevissima nota sul livello qualitativo di quel che si beve. O voi baristi, state attenti,perché non verrete giudicati sulla base delle vostre carte dei vini, del livello della vostra birra (nemmeno se siete birrerie) o dell'uso di frutta fresca nella preparazione dei cocktail. No, conterà la vostra capacità nel realizzare un ramatonic. Che - lo dico per voi ignoranti - altro non è che amaro ramazzotti e tonica. E si può bere ramazzotti e tonica?
ps
ho pensato per un attimo che in questo modo faccio pubblicità a alle recensioni di titti. poi ho pensato che tanto mi resta una manciata di lettori (qualitativamente parlando la meglio crema della rete, sia chiaro).